Stress da rientro dopo 3 mesi di vacanza? Ci sta…

L’estate sta finendo e un anno se ne va. Non è solo l’intramontabile tormentone firmato dai Righeira ma anche un’inossidabile verità, soprattutto per gli studenti. Settembre, infatti è il mese dell’inizio, di tanti inizi, molto più di gennaio. E improvvisamente sembrano non essere sufficienti i tre mesi di vacanza, nuove avventure e amicizie accumulate e la pelle lontana dal pallore dell’inverno a consentire un avvicinamento sereno al primo giorno. La paura, l’ansia, anche per chi ha fatto compiti, può talvolta diventare il vero nemico con cui scontrarsi. E a poco serve la consolazione: “ma non sei contento di rivedere i tuoi compagni?”. La risposta è no, non solo per chi l’incontro con i compagni è addirittura un’aggravante ma anche per chi è contento di rivederli ma vivere la scuola è un altro paio di maniche. Sottostare improvvisamente a orari precisi o cimentarsi in nuovi cicli di interrogazioni e verifiche possono provocare realmente uno stato di ansia da rientro. 

Cosa fare?

Sui ragazzi delle superiori per i genitori è di certo più complicato imporsi. Rimane il fatto che invitare a recuperare nei giorni precedenti l’inizio della scuola dei ritmi veglia-sonno più regolari certamente può aiutare a non subire uno shock alla prima sveglia delle ore 7. 

Un’altra strada per alleggerire il carico, come sempre, è quella del dialogo: raccontare, raccontarsi, condividere i ricordi delle proprie esperienze pregresse senza tralasciare anche eventuali figuracce, ritardi, aneddoti divertenti. 

Il senso di inadeguatezza rispetto al rientro può trovare una piccola grande “toppa” anche nella scelta dei materiali: non solo sceglierli ma averli anche tutti pronti. Libri e quaderni, diari e matite: averli già a disposizione in qualche modo dà un senso di solidità del genere “Almeno questo c’è”. 

Parte dello stress può anche essere “assorbita” da ciò che non ci si aspetta: per esempio affiancare alla scuola la pratica di una passione nata o scoperta durante l’estate, non importa quando apparentemente folle, dal disegnare sui sassi al windsurf. È un po’ come portare con sé, in autunno e inverno, un pezzo di estate.

Quanto detto, com’è ovvio ma è bene specificarlo, vale per casi comuni. Discorso a parte se le manifestazioni di disagio assumono forme diverse dal semplice sbuffare o dal dichiarare odio eterno alla scuola e agli insegnanti: parliamo, invece, di sintomi come una forte perdita di appetito, insonnia, angoscia o altri segni di grave malessere che, se si presentano, possono essere il campanello d’allarme di situazioni più profonde da affrontare con l’ausilio di uno specialista

Senza fare allarmismi inutili ma con la consapevolezza che certe cose possono accadere, è bene sapere che lo stato di ansia può essere provocato “banalmente” dalla preoccupazione di non aver scelto la scuola giusta o di non esserne all’altezza, dal carico di responsabilità di cui si è stati gravati. In alcuni casi si potrebbe trattare di movimenti depressivi, non così infrequenti anche in questa età. Il consiglio è di non sottovalutare: non necessariamente nell’immediato, ma col tempo il malessere potrebbe dar uomo a disturbi dell’umore con conseguente disinvestimento scolastico

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