Al Monteceneri per diventare grandi
Pubblichiamo il contenuto di una mail che abbiamo ricevuto nei giorni scorsi da parte di uno dei “nostri” ragazzi. Certo, ci sia concesso un po’ di compiacimento nell’apprendere che, davvero, chi viene al Monteceneri lo fa per diventare grande. Ma c’è dell’altro. La lettera è uno spunto di riflessioni che, quando si parla di scuola non passano mai di moda. Una scuola che sia inclusiva e non lasci indietro nessuno, a patto che si dimostrino impegno e tenacia da parte degli studenti, empatia e capacità di coinvolgimento da parte dei docenti. Non facciamo una classica e anche un po’ superata mera distinzione tra pubbliche e private, scuole del centro o di periferia, licei o istituti professionali. Grazie M., quello che hai scritto dà un senso a quello che cerchiamo di fare ogni giorno.
Buongiorno,
La scuola ormai sta iniziando ed è da tempo che volevo scrivere un pensiero per voi professori. Che dire, sono arrivato al Monteceneri in un anno in cui mi era praticamente caduto il mondo addosso, in cui ero un ragazzino tormentato da sensi di colpa per l’orrendo anno che avevo appena trascorso. Fin dal primo giorno, dal primo colloquio, ho sentito che il Monteceneri era il posto giusto per riprendermi e rimettermi sulla retta via. E alla fine non mi sbagliavo. Sono stati 4 lunghi ma corti anni in cui sono cresciuto sotto vari aspetti e gran parte del merito è vostro… attraverso questo messaggio speravo di trasmettere la gratitudine che io provo verso tutti i professori che mi hanno aiutato, spronato e motivato, i professori che durante l’anno si facevano in quattro per aiutare tutti, i professori che dopo mesi e mesi di lavoro, a maggio erano ancora a scuola fino a tardi la sera a supportarci e a sopportarci nonostante tutto.
Purtroppo questi ultimi due anni finali non siamo riusciti a goderceli a pieno ma alla fine quello che conta è che nel bene e nel male voi ci siete stati sempre per me, per noi. Il mio percorso è finito e mentirei se dicessi di non avere qualche rimorso: certe volte avrei voluto dare davvero il meglio, così come avrei voluto ascoltare di più quando mi veniva di non buttarmi giù se qualcosa non era andata come me l’aspettavo, avrei voluto e dovuto studiare di più materie come inglese, latino e scienze, e diciamocelo chiaramente, anche tutti i prof probabilmente ne avrebbero di cose da ridire... 🙂
Sono triste, sì, perché il posto che ho ritenuto e ritengo tutt’ora casa non mi vedrà più partecipe in prima persona, ma sono e sarò sempre un vostro studente e voi rimarrete per sempre nel mio cuore. Se sono la persona che sono è in gran parte merito vostro, mi avete cambiato in meglio e di questo ve ne sarò per sempre riconoscente. Sono entrato come un ingenuo ragazzino e ne esco come un ragazzo pieno di consapevolezza. Grazie, vi voglio bene.
M.
P.S. dite al prof di fisica che la definizione di onde elettromagnetiche me la ricordo ancora oggi, provo a cancellarla ma proprio non ci riesco…