Tu chiamale se vuoi… ripetizioni
Le ripetizioni servono? E qual è l’obiettivo per cui vale la pena farle? Tamponare un’emergenza o acquisire un metodo? Sono la strada più breve per la sufficienza o uno strumento per puntare all’eccellenza? Che siano di matematica, fisica, latino o inglese, on line o in presenza, per l’Istituto Monteceneri la sostanza non cambia. Ogni ragazzo deve trovare con noi la propria strada. Per capire meglio ne parla il responsabile dell’offerta formativa della nostra scuola, Niccoló Quinzii.
Gli interrogativi sono legittimi ma una premessa è doverosa. Io non credo ai trucchi, ai ‘miracoli’ scolastici, alla tecnologia che offre tutte le risposte. Le ripetizioni, come altri, sono uno strumento che integra e non sostituisce lo studio e funziona solo se disegnato su misura di chi ne ha bisogno, a prescindere dalle motivazioni che lo spingono a rivolgersi ai nostri docenti.
In questo preciso momento di chiusura delle scuole con la zona arancione rinforzata abbiamo sospeso le lezioni individuali in presenza e abbiamo attivato quelle online che fortunatamente siamo in grado garantire forti anche delle soluzioni tecnologiche di cui ci siamo dotati già da diversi mesi. Per me, che per certi versi sono un nostalgico, fare ripetizioni a distanza non è uguale a quando si è di persona.
Abbiamo già diversi alunni di tutti gli ordini e gradi di studio, corsi universitari inclusi, che si affidano alle nostre lezioni di ripetizioni. Negli abbiamo maturato un’esperienza notevole in questo specifico campo e, senza falsa modestia, posso dire che sappiamo davvero come si fa.
Non è facile tratteggiare dei profili-tipo di chi richiede questo genere di servizio. C’è chi viene all’ultimo momento quando si rende conto di avere una lacuna e poco tempo a disposizione per colmarla autonomamente. Obiettivo sufficienza per intenderci. Poi abbiamo studenti molto affezionati che hanno da sistemare piccoli aspetti nella preparazione di un esame o di una verifica e preferiscono metterli a punto con un insegnante per attutire l’impatto emotivo; per altri ancora, impostiamo un lavoro teso a scandire lo studio settimanale; non mancano anche alunni che mirano all’eccellenza e per essere certi di mantenere gli standard molto alti sanno di poter contare su veri e propri tutor: in questi casi il valore aggiunto diventa lo scambio piuttosto che il rinforzo.
Nel percorso di studi ci sono dei momenti di passaggio obiettivamente più difficili di altri. Per esempio il terzo anno delle superiori rappresenta uno scoglio per alcuno, non solo perché cambiano le materie, ma anche perché le richieste sono differenti. Alla componente nozionistica si aggiunge infatti la richiesta di una capacità di analisi, approfondimento e collegamento che va allenata.
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Le ripetizioni sono l’occasione in cui provare a far fare il salto agli studenti. Non basta passare delle informazioni o spiegare i meccanismi: io sono dell’idea che lavorando insieme i ragazzi si portino a casa un patrimonio che va oltre l’argomento affrontato. Le ripetizioni non servono per fare i compiti ma per renderli autonomi senza lavorare esplicitamente sull’acquisizione di un metodo. Certo le ripetizioni devono essere finalizzate a ottenere un risultato positivo che, quando arriva, fa sì che lo studente si renda conto di poter riproporre in autonomia, con profitto, l’approccio adottato insieme.
A prescindere dal metodo credo che vada stimolata la capacità di autovalutarsi perché mette gli studenti nelle condizioni di sapere cosa aspettarsi, quanto tempo richiede, se eventualmente serve un aiuto.
Secondo me, lavorando insieme, passando l’esame o la verifica, si acquisisce sicurezza che per molti è un fattore determinante, tanto in positivo quanto in negativo.